Col termine generico di laterizi s’indica una categoria molto ampia di materiali artificiali utilizzati nelle costruzioni edili che si ottengono impastando, essiccando, preformando e cuocendo in appositi forni materiale argilloso con qualità e composizione chimica variabile. I manufatti così ottenuti, che come detto vengono identificati e commercializzati col generico appellativo di laterizi, costituiscono una gamma vastissima di numerosi e differenti prodotti con forme e dimensioni variabili e prestabilite, e con destinazioni d’uso altrettanto variabili e differenti. Caratteristiche che finiscono per rendere più che problematica una semplice e univoca classificazione dei laterizi.
La storia di questo materiale da costruzione ha inizio nella preistoria, intorno al XX secolo a.C., nella Mesopotamia della dinastia Ur, a seguito dell’esigenza di trovare metodi di costruzione in zone pianeggianti in cui non erano sufficientemente presenti altre tipologie di materiale, come il legno o la pietra.
Dall’utilizzo d’impasti molto liquidi, all’introduzione della calce (300 a.C. in Campania), il processo di cottura dei mattoni – che possiamo attribuire ai Sumeri – era complicato e costoso, facendo si che questi venissero considerati preziosi e di alto valore simbolico.
Gli etruschi, come gli antichi greci, conoscevano bene queste tecniche ma se ne servivano solo per il rivestimento e le coperture, mentre all’epoca dell’Impero Romano, con Augusto, vennero aperte a Roma le cosiddette figlinae, ovvero vere e proprie fabbriche di laterizio, che si diffusero ampiamente nell’età degli Antonini. Il nucleo delle pareti veniva costruito con una struttura in cementizio, mentre il laterizio era usato per circondare questa struttura, pratica che verrà abbandonata in epoca bizantina, quando si eliminò il nucleo concretizio.
Oggi le tipologie di laterizio comunemente usate sono quelle impiegate per camini e canne fumarie, dove il materiale offre una buona resistenza al calore ed è impermeabile alle condense, e nelle coperture dei tetti, in forma di tegole che possono essere ricurve (coppi) e piani (embrici) e la cui sovrapposizione impedisce il passaggio dell’acqua.
Vediamo poi l’impiego di mattoni pieni o semipieni nella ricostruzione delle murature portanti degli edifici classici, mentre si usano mattoni forati nelle sistemazioni delle pareti divisorie.
Come elemento decorativo, compare sulle facciate degli edifici come finitura esterna in varie forme e colori, oppure nelle pavimentazioni in cotto.
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